L’oro è l’emblema della ricchezza. Da sempre, in ogni epoca, il possesso di oro ha rappresentato uno dei tratti distintivi del livello socio economico di una singola persona e di una famiglia intera.
Parte della motivazione per cui proprio l’oro rappresenti un metallo così prezioso, in relazione a tanti altri presenti in natura, è da riscontrare in alcune qualità che possiamo definire intrinseche.
Dal punto di vista prettamente relativo al metallo, l’oro è certamente un metallo abbastanza raro e di difficile estrazione e si sa che al mondo qualcosa che è presente in poche quantità è molto desiderato. Tale voglia di accaparrarselo da parte di più persone determina una domanda molto alta a fronte di una offerta bassa. Chi offre vende al soggetto che più decide di pagare per quel bene. E’ dunque questo uno dei primi motivi per cui il prezzo dell’oro è alto.
Altre caratteristiche intrinseche che lo rendono così desiderato rispetto ad altri preziosi sono l’incorruttibilità nel tempo, la duttilità e la varietà di applicazioni possibili.
Certamente non sono solo questi i motivi, soprattutto nel mondo contemporaneo, per cui l’oro è così richiesto ed ha un valore così alto. Infatti attualmente non si acquista e non si vende solo l’oro effettivamente estratto e quindi materialmente esistente, ma pur di fare affari e monetizzare subito si effettuano compravendite di quello che viene chiamato Oro di Carta. Vale a dire di oro effettivamente non ancora estratto e quindi non ancora esistente. Ciò ha determinato e determina una fortissima speculazione, poiché potrebbero esserci dei trend di crescita del prezzo o di ribasso dello stesso basati solo ed esclusivamente sugli umori del mercato delle materie prime. In pratica è facile capire che se qualche soggetto molto grosso (come le grandi banche mondiali) potrebbero attuare una speculazione al ribasso o al rialzo per propri interessi e profitti, ma del tutto scollegata dalla logica del mercato reale che da sempre si basa sulla domanda e l’offerta di beni effettivamente esistenti. Il mercato viene falsato in modo molto semplice: basta infatti che i grandi gruppi di investimento e le grandi banche internazionali vendano o acquistino massicce quantità di oro di carta al fine di mettere in pratica un piano che porti loro grandi profitti.
In questi casi si capisce bene che il valore dell’oro è solo in parte rappresentato dalle caratteristiche del metallo in sé, ma dipende molto dal volere di chi gestisce i fili del mercato mondiale. Ciò perché l’economia di borsa è ormai molto distante dall’economia reale, che avrebbe preso in considerazione solo le qualità intrinseche per determinare un prezzo di vendita e acquisto.
Quello che accade con l’oro è dunque esattamente ciò che accade con il petrolio e con tutte le altre materie prime. Ad incidere sul prezzo sono però anche altri fattori: non solo valore intrinseco, non solo speculazione dei gruppi finanziari, ma anche le tensioni internazionali. L’oro è da sempre un bene rifugio e talvolta alcune tensioni internazionali possono portare alcuni a domandare molto oro determinando un ulteriore aumento del prezzo. Per lo stesso motivo (oro come bene rifugio) può accadere che si abbandonino altri investimenti ritenuti sicuri ma magari stagnanti in un certo periodo (ad esempio investire sul mattone) per trasferire il proprio interesse sull’oro. Ciò determina una nuova domanda e quindi un nuovo aumento del prezzo.
Non è poi da sottovalutare la moneta di cambio dell’oro, le cui fluttuazioni rendono più o meno conveniente acquistare il metallo prezioso. L’oro è infatti scambiato in dollari per oncia. E’ facile capire che a seconda dei tassi di cambio di altre monete rispetto al dollaro possono influenzare domanda e offerte di oro. Infatti, ad esempio, se l’euro è forte sul dollaro sarà più conveniente acquistare poiché il potere di acquisto della propria moneta è superiore a quello del dollaro.
Ulteriore argomento di fluttuazione del valore dell’oro è la crescita di alcuni mercati emergenti. Negli ultimi anni infatti Russia, Cina, India ed altre nazioni sono cresciute molto, tanto da richiedere ingenti quantitativi di oro, influenzando ovviamente verso l’alto il prezzo del metallo giallo.
Ma chi fissa il prezzo dell’oro? E dove? Il fixing è quel processo che dà un prezzo, due volte al giorno, all’oro. Dura dal 1919 quando venne introdotto come sistema per dare respiro alle economie martoriate dopo la prima guerra mondiale.
Le cinque banche internazionali più importanti (prima che Deutsche Bank si ritirasse) si incontrano a Londra ogni giorno e fissano la quotazione alle dieci e trenta e alle tre del pomeriggio, fuso orario di Londra. Prima seduta al tavolo del fixing c’era anche la banca Rothschild che nel 2004 è uscita poiché in disaccordo con le politiche di compravendita, ferme all’introduzione del fixing. Di fatti da quel momento la speculazione dell’oro di carta è aumentata determinando un netto innalzamento del prezzo. Dal maggio 2014 è uscito dal fixing anche il colosso tedesco Deutsche Bank. Ciò sta portando le banche restanti a valutare l’ingresso di un altro soggetto (si parla di una banca Cinese) e alla riformulazione delle regole del fixing per renderle al passo con i tempi.